“Non ce la faccio più! Non ce la farò mai. Come ne esco? Gli altri non mi capiscono. Gli altri la fanno facile. Se solo avessi fatto… Sono rimasto solo… Ho paura di… Vorrei tanto, ma… Non so cosa mi è preso… Non mi riconosco più. Che cosa mi sta succedendo?”
Sono le voci di chi sta attraversando un momento di sofferenza psicologica. Un momento che talvolta può durare anni, diventando profonda crisi esistenziale. Talvolta queste voci diventano vere parole, pronunciate come un lamento o un grido, talvolta si esprimono nel corpo mostrandosi come sintomi fisici, o come condotte disturbate, cioè evitanti, compulsive, fobiche.
Ognuno di noi, ad un’analisi sincera, si può o si è potuto ritrovare in una di queste voci. È una cosa naturale, inevitabile, che non deve spaventare. Anzi,esse ci rappresentano nei momenti più autentici e palpitanti della nostra esistenza, momenti di smarrimento, delusione e conflitto, in cui il pensiero logico deraglia con tutte le sue certezze, e le emozioni ci sopraffanno, con la loro pienezza intrusiva e caotica, o con la loro congelata assenza.
Ognuno di noi, ad un’analisi sincera, si può o si è potuto ritrovare in una di queste voci. È una cosa naturale, inevitabile, che non deve spaventare. Anzi,esse ci rappresentano nei momenti più autentici e palpitanti della nostra esistenza, momenti di smarrimento, delusione e conflitto, in cui il pensiero logico deraglia con tutte le sue certezze, e le emozioni ci sopraffanno, con la loro pienezza intrusiva e caotica, o con la loro congelata assenza.
Possiamo fare un uso assai diverso di queste voci: possiamo rassegnarci a ripetere queste parole, facendone il leitmotiv di tante nostre giornate o l’epitaffio dei nostri progetti falliti, oppure possiamo decidere di ascoltarle, dialogare con esse, con coraggio, con pazienza, trasformandone l’opprimente dolore in qualcos’altro, una soglia, un sentiero da intraprendere, un trampolino da cui saltare. Possiamo cioè ricavarne indicazioni ed esortazioni per cominciare proprio da esse un percorso di crescita, un processo di guarigione e di trasformazione.
La psicoterapia è lo strumento che ci aiuta a tracciare e a percorrere questo itinerario.
I traguardi da raggiungere sono molteplici e progressivi: risanare le nostre ferite, attivare le nostre potenzialità, ritrovare la nostra vitalità. E riaffermare i nostri diritti: il diritto di esistere, il diritto di provare piacere, il diritto di immaginare e desiderare, il diritto di agire, il diritto di amare ed essere amati, il diritto di esprimerci ed essere ascoltati.

“La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.
La nostra paura più grande è che noi siamo potenti al di là di ogni misura.
E’ la nostra luce, non il nostro buio ciò che ci spaventa.
E’ la nostra luce, non il nostro buio ciò che ci spaventa.
Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?”.
In realtà, chi sei tu per non esserlo? Tu sei un figlio dell’Universo.
In realtà, chi sei tu per non esserlo? Tu sei un figlio dell’Universo.
Il tuo giocare a sminuirti non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nel rimpicciolirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.
Noi siamo fatti per risplendere come fanno i bambini.
Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’universo che è in noi: non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, noi, inconsciamente, diamo alle altre persone il permesso di fare la stessa cosa.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.
Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’universo che è in noi: non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, noi, inconsciamente, diamo alle altre persone il permesso di fare la stessa cosa.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.
(Marianne Williamson, citata da Nelson Mandela)
Proverò ora a mettere in evidenza alcune caratteristiche della mia professione; come ho scelto di svolgerla; come definisco il mio ruolo.
Vorrei che ti fosse chiaro fin da subito, caro visitatore, che, se e quando ti rivolgerai a me, troverai uno spazio di dialogo diretto e informale all’interno del quale si tratterà innanzitutto di comprendere cosa vuoi, cosa senti, cosa fai, cosa ti aspetti, … per citare alcune delle domande essenziali poste da F. Perls a fondamento di una terapia reale e possibile. Si attiveranno in questo modo gli strumenti e i processi della Terapia della Gestalt, che prima di ogni altra cosa è attenta alla registrazione del “qui ed ora”, alla rilevazione di ciò che c’è nella tua situazione di vita concreta e presente. Pertanto, sedendoti su questa poltrona dinanzi a me, non troverai nessuna delle molte figure che forse pensi, speri o temi di incontrare.
Non troverai un giudice, pronto ad etichettare certi tuoi comportamenti e ad emettere sentenze sulle tue scelte. Non troverai un detective, che vuole carpire i tuoi segreti con incalzanti interrogatori, e pretende di sapere tutto della tua storia. Certamente non troverai un guru, in cerca di proseliti a cui somministrare le formule guaritrici della sua verità filosofica. E non troverai un medico psichiatra, che può prescriverti soluzioni farmacologiche per ciascuno dei tuoi scompensi. Così come non troverai un mago, convinto di vedere tutto di te nella sua sfera di cristallo e pronto a dispensarti miracolosi consigli. E ancora: non troverai un amico, chiamato a darti coraggio con le sue benevole pacche sulla spalla; né un confessore, da cui ottenere una salvifica assoluzione, per debolezze ed errori di cui assumerti la colpa.
Vorrei che ti fosse chiaro fin da subito, caro visitatore, che, se e quando ti rivolgerai a me, troverai uno spazio di dialogo diretto e informale all’interno del quale si tratterà innanzitutto di comprendere cosa vuoi, cosa senti, cosa fai, cosa ti aspetti, … per citare alcune delle domande essenziali poste da F. Perls a fondamento di una terapia reale e possibile. Si attiveranno in questo modo gli strumenti e i processi della Terapia della Gestalt, che prima di ogni altra cosa è attenta alla registrazione del “qui ed ora”, alla rilevazione di ciò che c’è nella tua situazione di vita concreta e presente. Pertanto, sedendoti su questa poltrona dinanzi a me, non troverai nessuna delle molte figure che forse pensi, speri o temi di incontrare.
Non troverai un giudice, pronto ad etichettare certi tuoi comportamenti e ad emettere sentenze sulle tue scelte. Non troverai un detective, che vuole carpire i tuoi segreti con incalzanti interrogatori, e pretende di sapere tutto della tua storia. Certamente non troverai un guru, in cerca di proseliti a cui somministrare le formule guaritrici della sua verità filosofica. E non troverai un medico psichiatra, che può prescriverti soluzioni farmacologiche per ciascuno dei tuoi scompensi. Così come non troverai un mago, convinto di vedere tutto di te nella sua sfera di cristallo e pronto a dispensarti miracolosi consigli. E ancora: non troverai un amico, chiamato a darti coraggio con le sue benevole pacche sulla spalla; né un confessore, da cui ottenere una salvifica assoluzione, per debolezze ed errori di cui assumerti la colpa.
Se avrai la costanza di frequentare il mio studio, troverai invece, pronti ad avvicendarsi in un’unica persona, una serie di collaboratori eterogenei, forse inaspettati, eppure mai casuali.
Troverai un tassista, che ti conduce verso la destinazione cha hai bisogno di raggiungere. Troverai un’ostetrica, che faciliterà la nascita di una tua propria verità, con il processo maieutico di un progressivo auto-svelamento. Troverai un idraulico, che veglia per garantire una fluida circolazione delle emozioni, sbloccando le tubazioni così da evitare tanto la siccità quanto l’inondazione. E infine troverai una guida di montagna, che ti farà osare sentieri impervi, ascensioni verso certe tue inviolabili vette, così come esplorazioni speleologiche nelle tue identità sotterranee.
Troverai un tassista, che ti conduce verso la destinazione cha hai bisogno di raggiungere. Troverai un’ostetrica, che faciliterà la nascita di una tua propria verità, con il processo maieutico di un progressivo auto-svelamento. Troverai un idraulico, che veglia per garantire una fluida circolazione delle emozioni, sbloccando le tubazioni così da evitare tanto la siccità quanto l’inondazione. E infine troverai una guida di montagna, che ti farà osare sentieri impervi, ascensioni verso certe tue inviolabili vette, così come esplorazioni speleologiche nelle tue identità sotterranee.
In altre parole, troverai un “guaritore ferito”, per dirla con A. Carotenuto: una persona che ha attraversato le sue problematiche interiori, ed è per questo potuta diventare un accompagnatore esperto, un conduttore cosciente; qualcuno che ha trasformato le sue “ferite” in “feritoie”, punti di osservazione attraverso i quali assumere una prospettiva differente sul mondo, acuendo lo sguardo sugli aspetti più controversi e dolorosi della realtà umana.
“Sarò con te. Tu farai quello che ritieni necessario”
F. Perls soleva ripetere questa frase, specificando come “uno dei nostri principali obiettivi è quello di consentire al paziente di fare delle scoperte: scoprire, quando vuole, alcune parti di Sé e il suo potere, che sono per lui estranei e irraggiungibili”. La scoperta è il centro del processo della crescita, l’essenza della psicoterapia. Alla luce di questa verità, sono convinta che il ruolo del terapeuta sia quello di “facilitare” non di insegnare, di “essere con” non di imporsi.

“Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei mari, dei fiumi, delle stelle…
e passano accanto a sè stesse senza meravigliarsi”.
(S.Agostino)
e passano accanto a sè stesse senza meravigliarsi”.
(S.Agostino)
La Psicoterapia della Gestalt è un metodo psicoterapico post-analitico, sviluppatosi negli Stati Uniti negli anni ’50, nell’ambito delle psicoterapie umanistiche.
Gestalt è una parola tedesca che significa “totalità”, “struttura”, “insieme”, “configurazione”. Noi siamo una gestalt nel senso che siamo una configurazione costituita di tante parti. Siamo fatti di pensieri, di emozioni, di sensazioni fisiche e tutti insieme i nostri aspetti formano una particolare gestalt. All’interno della nostra forma, della nostra gestalt globale, vi sono innumerevoli configurazioni e sottoaspetti della nostra personalità che richiedono una equilibrata integrazione.
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